La gravidanza, il
parto e il post parto sono periodi molto speciali per la donna, caratterizzati
in generale da una maggiore vulnerabilità. È quindi assolutamente normale che
la neomamma venga stravolta da tutta una serie di cambiamenti fisici, emotivi e
sociali. Quando tutti questi stravolgimenti comportano uno stato di sofferenza
tale da scaturire in problemi personali, di coppia o familiari ci troviamo di
fronte ad una condizione patologica che può essere più o meno grave. Per sapere cosa
fare quando si sperimenta uno stato di sofferenza dopo la nascita di un bebè è
innanzitutto necessario fare un’accurata diagnosi. È fondamentale distinguere
quella che viene denominata Baby Blues dalla Depressione Post parto. A tal fine,
spiegherò brevemente le differenze che sono centrali per riconoscerle: i
sintomi, le cause, l’insorgenza e la durata. Queste informazioni saranno utili
per sapere se è necessario prendere dei provvedimenti e quali.
BABY BLUES è una condizione di disagio
interiore che sperimenta la neomamma.
Come riconoscerla?È caraterizzata da
una forte tendenza ad avere un umore
instabile con grande facilità al pianto, difficoltà o incapacità dil
concentrazione, tristezza, sensazione di incapacità generalizzata e ansia.
Cosa può averla
provocata?Spesso è il frutto
dello stress psico-fisico causato dal travaglio e/o dal puerperio (deprivazione
di sonno e sconvolgimento ormonale), nuove
responsabilità vissute con ansia, inesperienza, imprevisti o conflitti
familiari.
Quanto
dura?
Generalmente
la sua insorgenza si verifica nella 1° settimana dopo il parto e si protrae
mediamente per circa 10 - 15 giorni.
Cosa
fare?
Nonostante sia
molto frequente (50-85%), non richiede nessun tipo di intervento terapeutico,
poichè è un disturbo transitorio di breve durata. È sufficiente essere
informate sulla natura del disturbo e attendere che passi.
La DEPRESSIONE POST PARTO invece presenta
un quadro più serio: ne soffre circa una mamma su otto e si tratta di una patologia vera e
propria che se non trattata può trasformarsi in una condizione cronica.

Come
riconoscerla? C’è da tener presente che sintomi come l’alterazione
del sonno e dell’appetito, la diminuzione della libido, lo stato di fatica e le
alterazioni dell’umore sono da considerarsi normali nel postparto. È per questo
che è necessario centrarsi in altri sintomi, alcuni dei quali condivide con la depressione
tipica, così come la si conosce
comunemente, ma con delle particolarità che la differenziano: instabilità emotiva; irritabilità; stato d’animo costantemente negativo; eccessiva
preoccupazione o ansia; perdita della
capacità di concentrarsi nel presente e di godersi il momento; dolori e
debolezza muscolare; sensazione di fastidio nei confronti del bambino, sentirlo
come un peso; mancanza di emozioni nei confronti del bambino; preoccupazione
ossessiva per la salute del bebè; sensazione di inadeguatezza nella cura del
bambino; ritenersi madre e moglie incapace; avversione nei confronti del
prorpio compagno; mancanza di concentrazione nelle cose quotidiane che vanno
dalle semplici cure all’interazione con il bambino.
In
alcuni casi, si presenta anche un disturbo
ossessivo compulsivo postparto che si traduce in sentimenti di odio nei
confronti del bambino, lo si considera
la causa del proprio male, avversione verso il bebè e paura di restare sola con
lui per paura di fargli del male (non accidentalmente). Molte mamme, ad
esempio, arrivano a non voler stare in cucina con il proprio bebè per il timore
di prendere un coltello e aggredirlo. Per paure simili siarriva anche ad
evitare di fargli il bagno (affogarlo) o tenerlo in braccio (lasciarlo cadere o
soffocare). Queste mamme sperimentano questi pensieri intrusivi con un’angoscia
terribile e tendono a non parlarne con nessuno per paura di esser giudicate
delle “cattive mamme”. In queste situazioni si parla infatti di depressione sorridente per descrivere
l’apparenza normale di alcune madri depresse che, nonostante stiano
sperimentando un forte stato di sofferenza interna, si mostrano soddisfatte
parlando con altra gente.
Insorgenza
e durata. La
depressione post parto si affaccia solitamente durante la 3° o 4° settimana
dopo il parto e arriva ad evidenziarsi come problema effettivo dopo il 3º mese,
potendo prolungarsi fino a oltre un anno. In alcuni casi, se non si interviene
precocemente può diventare cronica.
Cause. Nonostante le cause siano sempre dovute ad un insieme complesso
di variabili, sono comunque coinvolti i fattori ormonali (di tipo sessuale e
tiroideo), i fattori fisici (complicazioni ostetriche, stanchezza causata dai
ritmi imposti dal bambino), i fattori psicologici (una personalità con bassa
autostima o perfezionista, gravidanza non desiderata), i fattori sociali
(giovane età, inesperienza e mancanza di aiuto e sostegno, problematiche
familiari), i fattori cognitivi (coltivare aspettative irrealistiche
sull’essere madre o sul bambino). Si è inoltre riscontrato che l’avere un bebè
irritabile può essere un fattore scatenante.

Conseguenze. La
mamma depressa non ha nè voglia nè energia per avere una relazione affettiva nè
con il proprio bambino nè con altri. Si
sente isolata e incompresa, ma allo stesso tempo non si sente a suo agio
esprimendo la propria sofferenza e parlandone con gli altri, fattore che non fa
altro che retroalimentare il suo senso di isolamento.Può trascorrere la maggior parte del giorno con
preoccupazioni ossessive, senso di insuccesso, incompetenza e incluso pensieri
relativi alla morte (propria o del suo bebè).
Il
rapporto con il proprio partner si vede gravemente compromessa. Anche se ci
sarebbe da verificare se le problematiche di coppia, che insorgono in una
depressione postparto, sono la causa o la conseguenza del disturbo depresivo.
Molti studi hanno rilevato che spesso i mariti di mamme depresse descrivevano la perdita
del rapporto con la propria donna ancor prima dell’episodio depressivo. Questi
uomini riferivano una sensazione soggettiva che la propria compagna si fosse
trasformata in una persona totalmente diversa da quella che conoscevano. I
mariti percepivano questa situazione con “un incubo” e cercavano, con
insuccesso, di aiutare le proprie donne.
Inoltre parlavano del timore di reazioni imprevedibili da parte delle
neomamme e un forte senso di
sottovalutazione da parte loro, come se fossero una presenza inutile.
La depressione
postparto può avere una significativa incidenza nello sviluppo emotivo e cognitivo del bambino. Le mamme depresse di
solito interagiscono meno con i propri bebè,
la comunicazioine è scarsa e alterata il che fa sì che il bimbo riceva
meno stimoli e ostacola il vincolo che si dovrebbe creare fra madre e figlio. Se
il papà partecipa attivamente nelle cure del bimbo, l’impatto della depressione
materna sul lattante sarà minore.
Cosa fare?La depressione
postparto è una patologia grave che richiede un trattamento urgente. Se non si
interviene prontamente, la durata media può essere dai 7 mesi a oltre 1 anno,
fino alla possibilità di convertirsi in cronica.
È quindi di
fondamentale importanza appellarsi a tutte le risorse sociali e professionali
che si abbiano a portata di mano: coniuge, famiglia, amicizie, medici,
psicologi.
Possibilità terapeutiche
La Psicoeducazione fa sempre parte del
trattamento. Consiste nello spiegare alla neomamma e, quando è possibile, anche
al neopapà tutte le caratteristiche della depressione postparto, affinchè la
mamma non si senta in colpa, ma piuttosto in diritto di richiedere aiuto e
appoggio professionale al suo terapeuta e personale al suo coniuge. Non è inoltre da trascurare la funzione
fondamentale che svolge il ricevere appoggio
nelle faccende domestiche e nelle cure del bambino, o che un familiare possa
portare a spasso il bebè mentre la mamma si concede una pausa di relax o di
sfogo, se necessario.
La depressione
postparto è un disturbo transitorio, il cui recupero completo è direttamente
proporzionale alla tempestività dell’intervento terapeutico. È fondamentale spiegare come funziona questo
fenomeno, rintracciare i fattori scatenanti per ogni caso completo, con lo
scopo di rassicurare entrambi i coniugi in merito al fatto che la mamma tornerà
presto come era prima.
La psicoterapia si è dimostrata essere il
trattamento più efficace nonchè l’opzione preferita dalle mamme che soffrono di
depressione postparto, soprattutto per quelle che vogliono allattare il proprio
bebè, poichè costituisce una valida alternativa all’assunzione di psicofarmaci.
In questi casi si
parla di terapia interpersonale: si
tratta di una psicoterapia centrata in questi casi nei problemi legati al
postpato, quali la relazione con il bambino, il rapporto di coppia, l’adattamento
al nuovo ruolo o il ritorno al lavoro.
Quest’approccio terapeutico si è dimostrato utile sia in modalità
individuale, che di coppia o di gruppo.
La terapia di gruppo, nello
specifico, presenta alcunio vantaggi:
- Riduzione
dell’isolamento delle madri
- Informazione
e psicoeducazione delle madri
- Permette
alle madri di centrare l’attenzione in sè stesse e nelle proprie necessità
basiche, come prendersi cura di sè stesse, mangiare, dormire, ecc.
- Suppone
un sostegno alla terapia individuale
- Apporta
speranza nel futura
(Articolo di Sonja Sampaolesi)
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