martes, 17 de abril de 2012

Baby Blues (o Maternity Blues) e la Depressione Post parto: quando è necessario intervenire?


La gravidanza, il parto e il post parto sono periodi molto speciali per la donna, caratterizzati in generale da una maggiore vulnerabilità. È quindi assolutamente normale che la neomamma venga stravolta da tutta una serie di cambiamenti fisici, emotivi e sociali. Quando tutti questi stravolgimenti comportano uno stato di sofferenza tale da scaturire in problemi personali, di coppia o familiari ci troviamo di fronte ad una condizione patologica che può essere più o meno grave. Per sapere cosa fare quando si sperimenta uno stato di sofferenza dopo la nascita di un bebè è innanzitutto necessario fare un’accurata diagnosi. È fondamentale distinguere quella che viene denominata Baby Blues dalla Depressione Post parto. A tal fine, spiegherò brevemente le differenze che sono centrali per riconoscerle: i sintomi, le cause, l’insorgenza e la durata. Queste informazioni saranno utili per sapere se è necessario prendere dei provvedimenti e quali.


BABY BLUES è una condizione di disagio interiore che sperimenta la neomamma.
Come riconoscerla?È caraterizzata da una forte tendenza ad avere un umore instabile con grande facilità al pianto, difficoltà o incapacità dil concentrazione, tristezza, sensazione di incapacità generalizzata e ansia.
Cosa può averla provocata?Spesso è il frutto dello stress psico-fisico causato dal travaglio e/o dal puerperio (deprivazione di sonno e  sconvolgimento ormonale), nuove responsabilità vissute con ansia, inesperienza, imprevisti o conflitti familiari.
Quanto dura?
Generalmente la sua insorgenza si verifica nella 1° settimana dopo il parto e si protrae mediamente per circa 10 - 15 giorni.

Cosa fare?
Nonostante sia molto frequente (50-85%), non richiede nessun tipo di intervento terapeutico, poichè è un disturbo transitorio di breve durata. È sufficiente essere informate sulla natura del disturbo e attendere che passi.
La DEPRESSIONE POST PARTO invece presenta un quadro più serio: ne soffre circa una mamma su otto e si tratta di una patologia vera e propria che se non trattata può trasformarsi in una condizione cronica.

Come riconoscerla? C’è da tener presente che sintomi come l’alterazione del sonno e dell’appetito, la diminuzione della libido, lo stato di fatica e le alterazioni dell’umore sono da considerarsi normali nel postparto. È per questo che è necessario centrarsi in altri sintomi, alcuni dei quali condivide con la depressione tipica,  così come la si conosce comunemente, ma con delle particolarità che la differenziano: instabilità emotiva; irritabilità; stato d’animo costantemente negativo; eccessiva preoccupazione o ansia; perdita della capacità di concentrarsi nel presente e di godersi il momento; dolori e debolezza muscolare; sensazione di fastidio nei confronti del bambino, sentirlo come un peso; mancanza di emozioni nei confronti del bambino; preoccupazione ossessiva per la salute del bebè; sensazione di inadeguatezza nella cura del bambino; ritenersi madre e moglie incapace; avversione nei confronti del prorpio compagno; mancanza di concentrazione nelle cose quotidiane che vanno dalle semplici cure all’interazione con il bambino.
In alcuni casi, si presenta anche un disturbo ossessivo compulsivo postparto che si traduce in sentimenti di odio nei confronti  del bambino, lo si considera la causa del proprio male, avversione verso il bebè e paura di restare sola con lui per paura di fargli del male (non accidentalmente). Molte mamme, ad esempio, arrivano a non voler stare in cucina con il proprio bebè per il timore di prendere un coltello e aggredirlo. Per paure simili siarriva anche ad evitare di fargli il bagno (affogarlo) o tenerlo in braccio (lasciarlo cadere o soffocare). Queste mamme sperimentano questi pensieri intrusivi con un’angoscia terribile e tendono a non parlarne con nessuno per paura di esser giudicate delle “cattive mamme”. In queste situazioni si parla infatti di depressione sorridente per descrivere l’apparenza normale di alcune madri depresse che, nonostante stiano sperimentando un forte stato di sofferenza interna, si mostrano soddisfatte parlando con altra gente.

Insorgenza e durata. La depressione post parto si affaccia solitamente durante la 3° o 4° settimana dopo il parto e arriva ad evidenziarsi come problema effettivo dopo il 3º mese, potendo prolungarsi fino a oltre un anno. In alcuni casi, se non si interviene precocemente può diventare cronica.

Cause. Nonostante le cause siano sempre dovute ad un insieme complesso di variabili, sono comunque coinvolti i fattori ormonali (di tipo sessuale e tiroideo), i fattori fisici (complicazioni ostetriche, stanchezza causata dai ritmi imposti dal bambino), i fattori psicologici (una personalità con bassa autostima o perfezionista, gravidanza non desiderata), i fattori sociali (giovane età, inesperienza e mancanza di aiuto e sostegno, problematiche familiari), i fattori cognitivi (coltivare aspettative irrealistiche sull’essere madre o sul bambino). Si è inoltre riscontrato che l’avere un bebè irritabile può essere un fattore scatenante.

Conseguenze. La mamma depressa non ha nè voglia nè energia per avere una relazione affettiva nè con il proprio bambino nè con altri. Si sente isolata e incompresa, ma allo stesso tempo non si sente a suo agio esprimendo la propria sofferenza e parlandone con gli altri, fattore che non fa altro che retroalimentare il suo senso di isolamento.Può  trascorrere la maggior parte del giorno con preoccupazioni ossessive, senso di insuccesso, incompetenza e incluso pensieri relativi alla morte (propria o del suo bebè).
Il rapporto con il proprio partner si vede gravemente compromessa. Anche se ci sarebbe da verificare se le problematiche di coppia, che insorgono in una depressione postparto, sono la causa o la conseguenza del disturbo depresivo. Molti studi hanno rilevato che spesso i mariti di mamme depresse descrivevano la perdita del rapporto con la propria donna ancor prima dell’episodio depressivo. Questi uomini riferivano una sensazione soggettiva che la propria compagna si fosse trasformata in una persona totalmente diversa da quella che conoscevano. I mariti percepivano questa situazione con “un incubo” e cercavano, con insuccesso, di aiutare le proprie donne.  Inoltre parlavano del timore di reazioni imprevedibili da parte delle neomamme  e un forte senso di sottovalutazione da parte loro, come se fossero una presenza inutile.
La depressione postparto può avere una significativa incidenza nello sviluppo emotivo e cognitivo del bambino. Le mamme depresse di solito interagiscono meno con i propri bebè,  la comunicazioine è scarsa e alterata il che fa sì che il bimbo riceva meno stimoli e ostacola il vincolo che si dovrebbe creare fra madre e figlio. Se il papà partecipa attivamente nelle cure del bimbo, l’impatto della depressione materna sul lattante sarà minore.

Cosa fare?La depressione postparto è una patologia grave che richiede un trattamento urgente. Se non si interviene prontamente, la durata media può essere dai 7 mesi a oltre 1 anno, fino alla possibilità di convertirsi in cronica.
È quindi di fondamentale importanza appellarsi a tutte le risorse sociali e professionali che si abbiano a portata di mano: coniuge, famiglia, amicizie, medici, psicologi.

Possibilità terapeutiche

La Psicoeducazione fa sempre parte del trattamento. Consiste nello spiegare alla neomamma e, quando è possibile, anche al neopapà tutte le caratteristiche della depressione postparto, affinchè la mamma non si senta in colpa, ma piuttosto in diritto di richiedere aiuto e appoggio professionale al suo terapeuta e personale al suo coniuge.  Non è inoltre da trascurare la funzione fondamentale che svolge il ricevere appoggio nelle faccende domestiche e nelle cure del bambino, o che un familiare possa portare a spasso il bebè mentre la mamma si concede una pausa di relax o di sfogo, se necessario.
La depressione postparto è un disturbo transitorio, il cui recupero completo è direttamente proporzionale alla tempestività dell’intervento terapeutico.  È fondamentale spiegare come funziona questo fenomeno, rintracciare i fattori scatenanti per ogni caso completo, con lo scopo di rassicurare entrambi i coniugi in merito al fatto che la mamma tornerà presto come era prima.

La psicoterapia si è dimostrata essere il trattamento più efficace nonchè l’opzione preferita dalle mamme che soffrono di depressione postparto, soprattutto per quelle che vogliono allattare il proprio bebè, poichè costituisce una valida alternativa all’assunzione di psicofarmaci.
In questi casi si parla di terapia interpersonale: si tratta di una psicoterapia centrata in questi casi nei problemi legati al postpato, quali la relazione con il bambino, il rapporto di coppia, l’adattamento al nuovo ruolo o il ritorno al lavoro.  Quest’approccio terapeutico si è dimostrato utile sia in modalità individuale, che di coppia o di gruppo.

La terapia di gruppo, nello specifico,  presenta alcunio vantaggi:
  • Riduzione dell’isolamento delle madri 
  • Informazione e psicoeducazione delle madri
  • Permette alle madri di centrare l’attenzione in sè stesse e nelle proprie necessità basiche, come prendersi cura di sè stesse, mangiare, dormire, ecc.
  • Suppone un sostegno alla terapia individuale
  • Apporta speranza nel futura
     (Articolo di Sonja Sampaolesi)
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